Accade intorno ai due anni. Il bambino, a tavola con la sua famiglia, chiede qualcosa, acqua o cibo, e invece di vedere subito esaudita la sua richiesta, si trova di fronte i genitori o i nonni che pretendono in cambio la cosiddetta parolina magica preceduta dalla fatidica frase “Come si dice?”. Inizia così la sua educazione alla gentilezza. D'ora in poi dovrà imparare a chiedere quello che gli necessita preoccupandosi non solo del “cosa” ma anche del “come” lo chiede.
All’inizio il suo chiedere educatamente verrà molto apprezzato dagli adulti. Se ci si pensa, non è difficile capire quale meccanismo si instaurerà da subito nella sua mente di bambino appena iniziato alla gentilezza: se sono buono, educato, gentile allora gli altri mi riempiranno di complimenti… e mi ameranno, dovranno amarmi!
Ma ad un certo punto il “per favore” da solo non basterà più. Occorrerà essere sempre più generosi. E anche questo alla lunga non sarà sufficiente per garantire a quel bambino che le persone al di fuori della famiglia siano positive e ben disposte nei suoi confronti.
Purtroppo, essere gentili con gli altri non implica che gli altri ci ameranno, soprattutto coloro che non hanno dei legami affettivi con noi. Le relazioni interpersonali sono molto più complesse di così. Solo che da bambini questa cosa è difficile da capire… Inoltre, un bambino vuole essere benvoluto da tutti indistintamente e anche questo con il passare del tempo si rivelerà una chimera.
Così capita che alcuni bambini, crescendo, non riescano a “tenere sotto controllo” la gentilezza, e si ritrovino da adulti ad essere degli individui troppo generosi…
Perché succede questo?
Chi è troppo gentile e troppo generoso ha spesso un bisogno estremo di amore e di approvazione. Ne ha sentito la mancanza durante l’infanzia? Può darsi. Quello che è certo è che per poter essere sempre disponibile per gli altri, l’individuo “super generoso” consuma un sacco di energie e spesso si spende oltre le sue possibilità, rimanendo alla fine molto deluso e frustrato se chi riceve le sue attenzioni non mostra gratitudine nei suoi confronti – cosa che puntualmente accade.
Come si comportano di solito le persone con un individuo super generoso?
Normalmente chi riceve troppe attenzioni non richieste da qualcuno, tende a non apprezzarle e, in alcuni casi, anche a svilire la persona che le ha donate così generosamente. E’ un atteggiamento tipico dell’essere umano: desideriamo di più ciò che ci viene negato o che facciamo fatica a ottenere. Quello che è disponibile liberamente ha poco valore per noi e lo diamo anche per scontato. Quindi si viene a creare perfino il paradosso per cui, se una persona molto generosa ci ha aiutato tante volte e a un certo punto decide di non farlo più perché ha ricevuto poca riconoscenza da parte nostra, noi siamo anche capaci di lamentarci e arrabbiarci, come se quell’aiuto ci fosse in qualche modo dovuto…
A volte il super generoso non ha chiaro il senso del limite e viene rifiutato perché continua a offrire il suo aiuto anche quando l’altro non ne ha più bisogno, oppure lo fa a modo suo e non a modo dell’altro, pensando di fare cosa buona e invece risultando molesto. Anche chi è oggetto di attenzioni può avere a sua volta dei problemi: per esempio, può aver paura di ricevere per condizionamenti legati alla sua storia personale, oppure provare invidia, il che lo porta a non sopportare che qualcun’altro l’abbia aiutato. Le casistiche che si incontrano sono varie e complesse.
Quando il super generoso dopo tante delusioni percepisce di essere intrappolato in un meccanismo di rifiuto da parte degli altri che lo rende triste e, in alcuni casi, addirittura infelice, può decidere di: 1) non fare nulla per incapacità di modificare il suo comportamento e quindi continuare a spendersi oltre misura e a rimanere ferito da quella che legge come “ingratitudine” da parte di chi lo circonda, 2) rendersi conto che la gentilezza e la generosità a oltranza sono disfunzionali ma perseverare nel comportamento per paura di perdere anche quel poco di amore che, comunque, sente intorno a sé, 3) ribellarsi a questo schema e iniziare a essere “egoista” (o, meglio, a volersi bene), nonostante i malumori di chi si aspetta il suo solito comportamento, 4) cercare di diluire la propria generosità nelle varie situazioni, spiegando alle persone cui tiene di più il perché dei propri comportamenti parsimoniosi.
Il consiglio che ci sentiamo di dare ad un super generoso è quello di provare a rivolgere il bene che fa abitualmente agli altri (almeno un po’ di quel bene…) a sé stesso.
Un genitore idealmente vorrebbe che i propri figli fossero gentili e generosi e oggigiorno spesso si ha il problema di insegnare questi comportamenti ai bambini perché il più delle volte, nonostante i nostri sforzi, crescono egoisti e maleducati… però anche spingere un bambino all’eccesso opposto, alla troppa generosità, non va bene, perché si tratta di una caratteristica che da grandi può ingenerare insoddisfazione e frustrazione e minare il rapporto con gli altri, anziché rafforzarlo.
Come sempre, la virtù sta nel mezzo. E’ questo fantomatico “mezzo” che è sempre tanto difficile da trovare. Da bambini e da adulti.