Abbiamo appena scoperto di essere incinte e siamo al settimo cielo. Accogliamo questa notizia con gioia, perché da tempo desideriamo dare un fratellino o una sorellina a nostro figlio o figlia, ma subito iniziano le preoccupazioni.
Come ci comporteremo con il primogenito, che è comunque ancora piccolo o piccola? Cosa dobbiamo fare per prepararlo all’arrivo del bebè?
Come affrontare eventuali crisi di gelosia, regressioni, capricci e tutte quelle reazioni negative che spesso i primogeniti manifestano nei confronti del nascituro?
La seconda gravidanza, si sa, è molto diversa dalla prima. Ogni gravidanza lo è, ma stavolta siamo noi ad essere diverse. Sappiamo già, bene o male, quello che ci aspetta e abbiamo molta meno paura. Anche il contesto è cambiato. Mentre la prima volta abbiamo avuto la possibilità di dedicarci completamente a noi stesse e al bambino che stava crescendo dentro di noi, ora che aspettiamo il secondo figlio, durante i mesi di attesa dovremo occuparci anche del primogenito, che di certo non richiederà meno attenzioni di quando era in fasce, al contrario, ne vorrà di più, proprio perché si renderà conto che sta succedendo qualcosa di strano in famiglia e vivrà tutta la nostra gravidanza in uno stato di all’erta. Perfino l’atteggiamento del nostro compagno o marito nei nostri confronti sarà diverso, perché non lo stiamo facendo diventare padre per la prima volta…
La seconda volta è un po’ più prevedibile per entrambi i genitori: così come noi mamme siamo più preparate e consapevoli, anche il papà lo è. Non stiamo dicendo che mancheranno la gioia e le emozioni forti per il nuovo arrivato, ma semplicemente che quell’emotività adrenalinica sperimentata con il primo figlio, che era legata soprattutto alla novità dell’esperienza, al secondo giro potrebbe venire un po' meno.
Si tratta, in ogni caso, di un grosso cambiamento nelle dinamiche familiari. Da tre si passa a quattro e il risultato finale, come si avrà modo di scoprire abbastanza velocemente, non è la semplice somma degli addendi. Bisognerà abituarsi all’idea che i ritmi e gli spazi della famiglia verranno a breve sconvolti dal piccolo in arrivo e che sarà necessario ricominciare daccapo con alcune routine che magari erano state archiviate da tempo, come le poppate, il cambio, le nottate in bianco...
Se noi mamme avremo alcuni mesi per interiorizzare ed elaborare il tutto, per nostro figlio o figlia sarà molto più complicato, perchè lui o lei, come tutti i bambini, vive nel presente. Certo, del pancione materno che cresce e del fermento preparatorio che si diffonde in famiglia dalla notizia della gravidanza al giorno del parto, i bambini se ne accorgono eccome! Tuttavia, i primogeniti prendono coscienza di che cosa sia realmente “in arrivo” solo quando vedono il neonato in braccio alla loro mamma. E, anche in quel momento, non hanno ben chiaro quali cambiamenti porterà nella loro vita quel fagottino di carne e ossa. Se ne rendono conto quando le attenzioni, a loro esclusivo appannaggio fino a qualche giorno prima, svaniscono. Per questo è necessario che il passaggio sia il più possibile graduale.
Come si fa a dare attenzione al primogenito mentre si sta allattando il piccolino? Bisogna cercare di farlo, senza cambiare le abitudini del più grande da un giorno con l’altro. Meglio incominciare a prepararlo ad “aspettare il proprio turno” non appena ci accorgiamo della gravidanza. E non dobbiamo sentirci in colpa per avergli sottratto del tempo che prima era dedicato a lui o a lei. In realtà, ancora non lo sappiamo, ma stiamo aiutando nostro figlio o figlia a sviluppare l’autonomia, ossia la capacità di fare da solo, ma anche l’attitudine a stare e a giocare da solo. Inoltre, eventuali tappe del suo percorso di crescita, come togliere il pannolino o il ciuccio, andrebbero se possibile, anticipate prima dell’arrivo del fratellino. Oppure posticipate di qualche mese dopo la nascita. Pianificarle a ridosso del momento clou, può infatti provocare delle ricadute psicologiche importanti che ci potremmo poi portare dietro per parecchio tempo.
Se ci si sofferma a pensare un attimo, il vissuto di un bambino di fronte all’arrivo di un fratellino o di una sorellina può essere anche molto negativo, portandolo a chiedersi: “perché i miei genitori vogliono un altro bambino se ci sono già io? allora non mi vogliono bene…”. La richiesta più o meno esplicita del nostro primo figlio di continuare a essere considerato piccolo, accompagnato spesso da vere e proprie regressioni a comportamenti tipici di bambini più piccoli di lui, indica appunto il desiderio profondo del bambino di non perdere il posto che occupava nel nostro cuore prima dell’arrivo dell’intruso.
L’errore da evitare - che molte di noi fanno sopraffatte dalla stanchezza e dalla necessità - è quello di considerare il primogenito “quello grande”, anche perché grande non è… Lui ne sarebbe profondamente addolorato visto che ci chiede, al contrario, di essere considerato anche lui piccolo alla stregua del nuovo arrivato e di continuare a ricevere coccole e attenzioni.
E' fondamentale, proprio in questa fase, rassicurare il nostro primogenito che l’amore nei suoi confronti non è in discussione.
E non c'è solo la regressione. A volte la gelosia può manifestarsi in altri modi: il fratello maggiore esterna rabbia, ostilità o adotta comportamenti di sfida nei confronti dei genitori, li mette continuamente alla prova. Altre volte ancora, i bambini primogeniti accusano dei disturbi fisici come mal di pancia, scarso appetito, irritabilità, disturbi del sonno, oppure fanno la pipì a letto. Le casistiche sono varie e numerose.
Quello che possiamo fare è aiutare nostro figlio o figlia a gestire le sue emozioni, rispettando i tempi e le modalità con cui interagisce. Bisogna accettare e accogliere qualsiasi manifestazione spontanea del bambino nei confronti del nuovo arrivato. E’ positivo, per esempio, permettere al fratello maggiore di toccare, baciare, accarezzare il fratello più piccolo. Così come farsi aiutare nell’accudimento – ma senza forzature – e attribuire al maggiore il ruolo di esempio e di guida per il piccolo, facendogli notare, man mano che il fratellino cresce, quanto tutto ciò che il primogenito fa sia imitato e preso ad esempio.
Se il primogenito diventa aggressivo nei confronti del fratello minore, è necessario fargli capire che non deve fare male al piccolino. Dobbiamo dirgli chiaramente che noi non accettiamo che venga fatto del male a nessuno dei nostri bambini (lui compreso), ma che comunque comprendiamo la sua rabbia, che ha diritto di provarla e che gli vogliamo bene, che non smetteremo mai di amarlo.
Certo, per una mamma che affronta una nuova gravidanza, magari facendo i salti mortali prima del parto per non perdere il lavoro, e che dopo la nascita del bambino si trova a gestire l’allattamento, gli ormoni ballerini, la mancanza di sonno, la stanchezza, e tutti gli annessi e connessi, con l’aggiunta di un figlio piccolo che improvvisamente diventa irascibile, capriccioso, bagna il letto e non accetta che lei si occupi del fratellino, non è facile mettere in atto delle strategie efficaci per un nuovo equilibrio familiare.
C’è un altro elemento a complicare ulteriormente la faccenda… quando restiamo incinte di nuovo, anche se abbiamo desiderato moltissimo un secondo figlio, ci sembra incredibile poter amare allo stesso modo un altro bambino.
Nel profondo sentiamo che il nostro primogenito sarà sempre un po’ speciale. E’ lui che ci ha fatto scoppiare il cuore di gioia quando abbiamo sentito il primo battito, che ci ha emozionato fino alle lacrime al primo movimento in pancia… E sempre lui ci fatto piangere disperate perché perdeva troppo peso in ospedale, per lui abbiamo attaccato i nostri seni a un "aspiratore elettrico" pur di non cedere al latte artificiale (anche se avevamo giurato a noi stesse che non lo avremmo mai fatto). Da lui ci siamo sentite chiamare mamma per la prima volta…
A volte non subito, a volte in modo diverso, ma l’amore per il secondo figlio arriva sempre. Ed è una valanga di emozioni. Bisogna solo avere pazienza.